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Dalla terra dei giganti verso l’evoluzione di oggi

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Dalla terra dei giganti verso l’evoluzione di oggi

Un affascinante viaggio a puntate nel mondo dell’Information Technology

Riccardo Giusti

Riccardo Giusti

CEO

In principio era IBM. Big Blue dominava il pianeta IT.
L’atmosfera vagamente giurassica ci aiuta a comprendere come nel mondo della IT gli anni che passano possano essere paragonati allo scorrere delle ere geologiche che – milione dopo milione d’anni – ci hanno condotto al nostro oggi ipertecnologico.

Il dominio dei giganti

Mainframe, si chiamavano. Erano macchine grandi e complesse, come IBM System 360, prodotto dal 1965 al 78, cui ha fatto seguito il modello 370.
Si trattava di elaboratori elettronici riservati – per il costo stellare dell’acquisto e, in seguito, per il peso economico della manutenzione – solo alle grandi aziende o agli enti di stato.
Comunque, un periodo della nostra storia importante, che ha dato inizio a un nuovo modo di gestire le aziende, in costante gara tra velocità e dinamicità, non mancando di incidere profondamente anche sui meccanismi della socialità e sul corollario delle relazioni commerciali.
La successiva corsa alla miniaturizzazione farà sì che il nostro “diplodoco” – grande ma con un cervello piccolo se lo paragoniamo a quale capacità e velocità troviamo oggi in un qualsiasi modello recente di smartphone, piccolo e diabolico – sia destinato ad evolversi, diminuendo nel tempo le dimensioni e ampliando invece il cervello, ogni sei mesi più veloce e capace.
Ma non anticipiamo troppo e torniamo a IBM, alias Big Blue.

Il dominio incontrastato di Big Blue

Era un’era dominata da Big Blue non solo sul piano della tecnologia del “ferro” ma anche dalla sua organizzazione tecnico/commerciale. I suoi funzionari, tecnici e specialisti software, godevano da parte delle aziende del massimo ossequio e il loro arrivo in ditta era un vero e proprio avvenimento, debitamente celebrato da tecnici e dirigenti.

Unix, survivor di oggi

Ma al di là dello strapotere IBM, il mercato era comunque in fermento.
C’erano infatti valide alternative che si articolavano in una buona struttura hardware e in sistemi software di sviluppo molto interessanti.
Si stava per esempio affacciando sul mondo il mitico e a mio avviso mai superato, Unix, prodotto dalla americana AT&T, solido e sicuro.
Non ci dobbiamo stupire che sia ancora in uso; si è evoluto nel 2019 in Unix-Like, il cui kernel è la base del sistema Linux che a sua volta è alla base di altri sistemi…
Uno su tutti: Android.

Spazio finalmente alla concorrenza

Negli anni 70 e 80, gran parte dei competitor di IBM avevano impostato la loro politica commerciale a immagine e somiglianza di Big Blue, senza però averne il carisma tecnico e commerciale di quest’ultima.
Data General è stata un’azienda che, nel periodo di cui stiamo parlando, ha cercato più di altri di innovare offrendo un “ferro” tecnologicamente avanzato e di ottima qualità e design innovativo, sperimentando una metodologia diversa, più diretta, di rapportarsi commercialmente con i clienti e i concessionari. Il tutto ben confezionato e reso avvincente da un listino decisamente più accessibile.
Giusti
Come Giusti, la nostra avventura nel mondo della IT è iniziata proprio con Data General.

Una sorta di Davide contro Golia verso il quale lanciavamo i nostri sassolini, una sfida entusiasmante in un momento in cui tutto stava per cambiare.

Vediamo come si presentava un computer Data General modello Nova prima dell’arrivo della meteora PC, che cambierà il mercato e le nostre vite.

 

Immaginatelo così:

  • monitor della consolle di lavoro a fosfori verdi o bianchi da 12”;
  • tastiera staccata e non integrata nella consolle come era di norma;
  • dimensioni relativamente ridotte del cabinet dell’unità centrale (comunque sempre un bell’armadio);
  • stampante ad aghi e non a banda;
  • un tutt’uno elegante, in pressofusione con il piedistallo da terra.

Passando poi agli elementi che oggi sono quasi senza limiti, chi usava il computer Data General modello Nova poteva contare su:

  • una memoria di massa su dischi dispatch, intercambiabili e costosi, estraibili da un grande cassetto del cabinet;
  • piatti grandi quasi quanto una ruota di una bicicletta media, con poche unità di Mb a disposizione che gli sviluppatori si facevano bastare per gestire tutta un’azienda;
  • disponibilità di una memoria ram da 128 Kb espandibile a 256 Kb;
  • schede grandi come lenzuola.

Quelli descritti finora sono gli elementi base, disponibili negli anni 70 e 80, con i quali si componevano le configurazioni dei sistemi destinati ad accogliere i software gestionali aziendali.

Il manutentore di dischi dispach

Un breve inciso? La manutenzione dei dischi dispach aveva generato un nuovo tipo di lavoro, svolto da specialisti che periodicamente intervenivano per “rettificare” i dischi.
Si trattava infatti di una necessità periodica e costosa per non rischiare di perdere i dati memorizzati.

Lancio nel futuro. Tra software house e gestionali

L’azienda che voleva aprirsi all’innovazione si poneva come primo e spesso unico obiettivo quello di automatizzare della contabilità.
In altre parole: dotarsi di un software gestionale.
Ancora qualche anno e la nuova concezione filosofica e operativa dell’uso lato utente del software – che di lì a poco Steve Jobs avrebbe lanciato con la Apple – avrebbe scosso, aprendo nuove prospettive, le software-house e aumentato l’offerta del mercato.
E queste non saranno le uniche conseguenze di una diversificazione delle problematiche aziendali che si potevano iniziare ad affrontare.
Tornando un attimo indietro, a prima dell’impatto, lasciando al suo primato IBM, è il caso di dire che “in giro non c’era nulla o molto poco”.
Ogni software house che prendeva vita si occupava di sviluppare software di gestione riguardante:

  • la contabilità
  • il magazzino
  • la bollettazione
  • la fatturazione.

Si trattava di applicativi talvolta primitivi che non riuscivano a soddisfare tutte le esigenze. Le aziende – che fino a quel momento non si erano potute avvicinare al mondo dell’IT per i costi proibitivi e una cultura informatica poco diffusa – apprezzavano comunque. Mosse dall’ebbrezza di potersi lanciare finalmente verso il futuro tecnologico.

Spoiler

Non finisce qui. Il nostro viaggio nel mondo dell’IT è appena iniziato. Mese dopo mese percorreremo insieme tutti i momenti più entusiasmanti di questa storia affascinante.
Nei prossimi episodi parleremo di:

Isaac Asimov

“La disumanità del computer sta nel fatto che, una volta programmato e messo in funzione, si comporta in maniera perfettamente onesta”.

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